Madonna con Bambino: una passeggiata per i musei d’Europa

Clicca il bottone seguente per l'audioguida

Clicca il bottone seguente per i dettagli tecnici

1

Sposalizio della Vergine

Raffaello Sanzio

Sposalizio della Vergine

La nostra passeggiata all’interno dei musei d’Europa ha inizio e sarà il tema della Madonna con Bambino a tenerci compagnia.

È Raffaello ad inaugurare il nostro percorso e lo fa presentandoci lo Sposalizio della Vergine.

Siamo tutti invitati a questo matrimonio, trionfo dell’amore in ogni sua forma; lo ritroviamo infatti in san Giuseppe, che offre un anello molto semplice alla giovane Maria e lo ritroviamo nei confronti dei rapporti geometrici ordinati, essenziali per Raffaello per esprimere la sua bellezza ideale.

Per la giovane Maria, che visse tutta la sua adolescenza nel tempio di Gerusalemme, era arrivato il momento del matrimonio; tanti erano i pretendenti, così il Sommo Sacerdote, per aiutare la giovane nella sua importante scelta, distribuì ad ogni giovane un ramo secco in attesa di un segno divino, di una fioritura.

Il ramo che fiorì, ovviamente, fu quello di Giuseppe, il più anziano tra i ragazzi.

Tra gli sguardi delusi dei pretendenti sconfitti, spicca la rabbia di uno dei più giovani che non prende sicuramente bene il volere di Dio, accanendosi contro il suo ramo, spezzandolo.

Raffaello ha solo 21 anni quando realizza lo Sposalizio della Vergine, ma è già un artista maturo e ha un suo modo di vedere e realizzare le cose. Lui non si limita ad imitare la natura, lui la crea, ci mostra un modello perfetto che va oltre la realtà.

Per Raffaello, il compito dell’artista è “fare le cose non come le fa la natura ma come ella le dovrebbe fare”.

E, se per caso vi steste chiedendo cosa c’entri tutto ciò con il tema della mostra, vi prego di osservare bene la Vergine Maria: una mano riceve l’anello, mentre l’altra è poggiata sul ventre, secondo voi perché?

2

Madonna col Bambino e santi, angeli e Federico da Montefeltro (Pala di San Bernardino)

Piero della Francesca

Madonna col Bambino e santi, angeli e Federico da Montefeltro (Pala di San Bernardino)

Questa pala è tanto grande quanto ricca di simboli ed artifici; venne commissionata da Federico da Montefeltro, signore di Urbino, per celebrare la nascita dell’erede maschio Guidubaldo nel 1472 e per commemorare la morte della moglie Battista Sforza, deceduta per le conseguenze del parto.
Famoso poi è il suo autoritratto sempre di profilo, sempre lo stesso, visto che l’occhio destro lo aveva perduto; la particolarità qui sta nel naso, guardatelo bene: non è un errore di Piero, il duca si era fatto asportare per davvero un pezzo di naso, per poter sbirciare con l’unico occhio anche dall’altra parte.
Naso a parte, osservate la sua spada e le sue mani: hanno la stessa inclinazione del piccolo Gesù dormiente, sono due immagini legate tra loro: risulta evidente qui il richiamo alla nascita del suo erede.
Tenete ancora lo sguardo sul piccolo Gesù preso da un sonno così profondo che ci rimanda alla prefigurazione della sua morte, testimoniata anche da quel ramoscello pendete di corallo che disegna sul suo corpicino la ferita sanguinante del costato.
Ogawa Yoko, scrittrice giapponese, commenta così l’opera:
Qui è raffigurato il Silenzio: la Madonna e il Bambino, i Santi e anche l’unico uomo hanno labbra serrate, gli sguardi non s’incontrano.
Il silenzio riempie la scena. Senza contraddizione, diventa presente ciò che non c’è. Ma il silenzio non li isola. In un mondo inesprimibile, ognuno sta raccontando la propria storia.
Con l’espressione concentrata dei bambini ascoltano parole che noi non possiamo udire, in contemplazione.
L’edifico li avvolge, qui nulla può essere perso; custodiscono la verità nascosta della bellezza assoluta.

3

Vergine delle Rocce

Leonardo da Vinci

Vergine delle Rocce

Normalmente siamo abituati a vedere la Vergina seduta in trono e in uno spazio chiuso, cosa che a quanto pare non andava bene a Leonardo che, guidato dalla sua forte passione per la natura, decise di porre i personaggi in questo spazio aperto, in questa sorta di caverna; se per Leonardo il divino si ritrova nella natura, quale trono migliore per la regina dei cieli se non la natura stessa?
Osservate poi la sua postura insolita, tutt’altro che rigida: è in torsione, con le spalle che vanno in direzione opposta, il braccio destro posto sul piccolo San Giovanni, quasi a volerlo proteggere coprendolo anche col suo mantello, mentre il braccio sinistro è disteso con la mano aperta che sembra quasi uscire fuori dal quadro con un magistrale scorcio prospettico.
Una delle caratteristiche principali di Leonardo sta nella disposizione piramidale dei personaggi, un elemento questo (uno dei tanti in realtà) che tanti artisti riprenderanno e impiegheranno nella realizzazione dei loro capolavori; è sempre presente un pizzico di Leonardo, il che vi dà l’idea della sua grandezza già a quei tempi.
Notate poi l’acqua presente sullo sfondo, acqua come simbolo di vita, acqua come simbolo della purezza della Vergine Maria, acqua con la quale San Giovanni battezzerà Cristo.
Quella croce che san Giovanni tiene sotto il braccio diventa un elemento fondamentale per distinguere i due bambini, pensate che nella versione esposta al Louvre la croce non è presente. È grazie a questo elemento infatti che riconosciamo come san Giovanni il bambino che la Vergine tiene sotto il suo mantello e a cui rivolge il suo sguardo; senza questo, confonderlo con Gesù bambino diventa molto semplice visto l’atteggiamento materno della Vergine; è l’angelo a tenere d’occhio il piccolo Gesù e a prendersene cura in quel momento, ma solo apparentemente e capirete presto il perché.
Nessuno qui sta con le mani in mano: san Giovanni prega tenendo le mani unite e tiene lo sguardo sul piccolo Gesù che a sua volta ricambia ed è intento a benedirlo mentre, vista la tenera età, tiene istintivamente la mano poggiata sul terreno per tenere l’equilibrio e in questo è aiutato dall’angelo che lo tiene a sua volta con una mano. La Vergine che sembra essere attenta solo a san Giovanni in realtà tiene la mano aperta sulla nuca del piccolo Gesù in segno di protezione.
Insomma, tutti i personaggi sono connessi tra di loro, tutti indispensabili al fine di ottenere questa sorta di dialogo muto; Leonardo dà moto e fiato alle figure, come disse Vasari su di lui.

4

Madonna con Bambino in un paesaggio

Tiziano Vecellio

5

Madonna con il Bambino e coro di cherubini (Madonna dei Cherubini)

Andrea Mantegna

6

La Natività

Piero della Francesca

La Natività

Innovatore sotto molteplici aspetti, la sua pittura spaziosa, monumentale e impassibilmente razionale è senza dubbio uno dei raggiungimenti più alti degli ideali artistici del primo Rinascimento, un’età in cui arte e scienza erano unite da vincoli profondi.
La scena è davvero originale: la Vergine è in adorazione del bambino sotto la stalla dotata di tettoia, mentre dietro di essi si trova un gruppo di cinque angeli cantori con liuti; sono loro a rubare la scena, i veri protagonisti dell’opera.
Notate bene come tutti e 5 abbiano la stessa fisionomia tipica della raffigurazione degli angeli di Piero, gli stessi tratti somatici che possiamo trovare nella Madonna di Senigallia o nella Pala Montefeltro. Le loro teste sono poste tutte alla stessa altezza.
Notate bene san Giuseppe, sulla destra, seduto con naturalezza, con le gambe accavallate, e la maestria nella rappresentazione delle mani e della pianta del piede.
Il neo padre è intento a chiacchierare con i due pastori dietro di lui, con uno in particolare che nell’intento di indicare verso il cielo, vuole sottolineare il carattere divino della scena.
Sotto la tettoia poi troviamo i classici animali che hanno assistito alla nascita di Cristo, il bue, molto pacato, e l’asinello che invece non ne vuol proprio sapere, raglia incessantemente quasi a voler rompere l’armonia della musica angelica; il suo muso poi è simmetrico al braccio alzato del pastore.
Ultimo dettaglio, non per importanza, è la gazza presente sopra la tettoia, sulla sinistra, simbolo della follia umana, quella follia che porterà alla Crocifissione.

7

Madonna del Belvedere

Raffaello Sanzio

Madonna del Belvedere

Dinanzi ai nostri occhi sta avvenendo l’apocrifo incontro tra il piccolo Gesù e San Giovanni Battista che subito, fin dall’infanzia, riconosce in lui il Redentore.
La Vergine Maria, poggiata su di una roccia, sostiene il figlioletto con ambo le mani e tiene lo sguardo fisso su San Giovanni; i due bambini sono intenti a “giocare” con la croce, giocare, si, perché quella croce, simbolo della Passione, presagio del destino di Cristo, nelle mani di due bambini diventa un semplice giocattolo con cui divertirsi; addirittura Maria, conscia del tragico futuro che attende suo figlio e quindi raffigurata quasi sempre con un volto triste e pensieroso, sembra trovare qui un momento di serenità nel vedere i due piccoli giocare tra di loro.
Quegli occhi non possono lasciarci indifferenti, Raffaello riesce a restituirci lo sguardo di colei che è felice che il figlio stia muovendo i suoi primi passi, che stia crescendo, ma questo suo crescere lo avvicina sempre più al suo destino, cosa che lei sa e che non potrà mai lasciarla essere davvero felice.
Ditemi, quanti sentimenti possono vivere ed essere racchiusi in un unico sguardo?

8

Madonna di Senigallia

Piero della Francesca

Madonna di Senigallia

Chi domina la scena in questo quadro è la luce, una luce avvolgente che quasi abbraccia la scena e si infrange sui gioielli e sulle vesti dei personaggi, una luce che ci permette di scoprire dettagli altrimenti destinati a restare nell’ombra, una luce divina, si, che allude anche al mistero dell’Incarnazione, legato alla gravidanza di Maria, la quale non ha perso la sua purezza né nella concezione né nel parto.
Il Bambino benedicente tiene in mano una piccola rosa bianca, simbolo della purezza della madre e porta al collo la consueta collana di corallo che in passato veniva utilizzato per proteggere i bambini, ma, in questo contesto, diventa simbolo di quella che sarà la passione di Cristo.
Al centro, con in braccio il piccolo, troviamo la Vergine Maria; le sue mani ci suggeriscono serenità e amore, è impegnata infatti a coccolare il figlio toccandogli amorevolmente i piedini, mentre il suo sguardo ci comunica tutt’altro: è uno sguardo malinconico, pensieroso, lo sguardo di chi sa ciò che verrà.

9

Madonna dei Garofani

Raffaello Sanzio

Madonna dei Garofani

Immaginate il committente che, di sera, ai piedi del suo letto, tiene tra le mani questa piccola tavola per rivolgere una preghiera, molto probabilmente dev’essere stato questo il suo utilizzo.
In una piccola camera da letto con una finestra che dà su di un paesaggio assolato, madre e figlio si stanno scambiando dei garofani rossi, simbolo del sangue versato da Cristo, certo, ma anche del suo matrimonio con la Chiesa; Maria qui non è solo madre ma anche Sposa di Cristo.
Osservandoli non può non partire sul nostro viso un timido sorriso, qui non c’è alcuna austerità, malinconia o rigidità dei corpi, c’è solo una giovane madre che trascorre del tempo con suo figlio e quel sorriso è un sorriso vero, sincero, non nasconde o fa presagire nulla… stavolta è autentico.

10

Sacra famiglia con Santa Caterina d’Alessandria

Lorenzo Lotto

Sacra famiglia con Santa Caterina d’Alessandria

Piccola premessa: da un’artista come Lorenzo Lotto è lecito aspettarsi qualunque cosa; geniale, inquieto, a tratti irriverente, il Lotto deride, osa, punge, indaga, ironizza, allude e illude, la sua creatività non conosce limiti e lui non si fa di certo il problema a porsene.
In questo caso l’artista si è divertito a stravolgere uno schema tradizionale e ormai consolidato: San Giuseppe, quasi sempre relegato ad un ruolo marginale, stavolta si prende completamente la scena, ponendosi al centro della rappresentazione sacra.
Il piccolo Gesù è preso da un sonno tormentato, segno chiaro di quello che sarà il suo destino, prefigurazione delle Passione; se questo dettaglio non vi convince, ponete la vostra attenzione sul velo bianco che viene sollevato da Giuseppe e che allude ad una sorta di sudario e la pietra sulla quale riposa il piccolo è molto simile al coperchio del sarcofago.
Un dettaglio non da poco in questa rappresentazione è l’albero di fico in alto a sinistra che, secondo la parabola del fico sterile, può essere associato all’albero della conoscenza del bene e del male che si trovava nel giardino dell’eden. Secondo la fonte evangelica la pianta, priva di frutti dopo tre anni, sarebbe da identificare come il Popolo di Israele indifferente alle predicazioni di Gesù.
Tuttavia qui l’albero appare rigoglioso, con un significato legato forse alla rinascita del mondo attraverso la redenzione.

11

Madonna col Bambino, san Giovannino, santa Caterina d'Alessandria e altri santi

Andrea Mantegna

Madonna col Bambino, san Giovannino, santa Caterina d’Alessandria e altri santi

Sono stato al matrimonio di mia cugina a fine aprile del 2022, una bellissima cerimonia, una bellissima giornata. Ora, la mia famiglia è veramente numerosa e, dopo esser riusciti a radunarci tutti nel giardino, il fotografo ha deciso di voler fare uno scatto con tutti i membri, ma tutti eh, nessuno escluso.
Nella mia testa (molto leggera in quel momento, devo ammetterlo) riuscivo a pensare ad una sola cosa: riuscirà davvero a farci venire tutti? Insomma, siamo più di ottanta persone! Tra un “stringetevi un po’” e un “vieni più qui” alla fine è riuscito nella sua impresa.
Perché vi ho raccontato questa storia?
Perché io il Mantegna me lo immagino esattamente così, come quel fotografo al matrimonio.
In questa tavola l’artista riesce a far stringere tutti i santi, a farli venire un po’ più qui e un po’ più in là, senza però rinunciare alla cura dei dettagli per ognuno dei presenti, anche se non credo avesse molta scelta: il pericolo di un “non son venuto bene, che ce la rifai?” è sempre dietro l’angolo.

12

Lo sposalizio mistico di santa Caterina con i santi Girolamo, Giorgio, Sebastiano, Antonio abate e Nicola di Bari

Lorenzo Lotto

Lo sposalizio mistico di santa Caterina con i santi Girolamo, Giorgio, Sebastiano, Antonio abate e Nicola di Bari

La composizione estremamente affollata dalle figure molto vivaci dei santi costituisce una variante del tradizionale soggetto delle nozze mistiche di santa Caterina, qui rappresentata già con l’anello al dito, in atto di accettare dal divin bambino una rosa, simbolo di amore e martirio.

Al centro della composizione siede Maria che divide in due la scena e mostra le due vie del Signore: quella della faticosa erudizione di Girolamo, colui che tradusse la Bibbia, e quella dell’amorevole carità di Caterina, che si porta al petto la mano inanellata, sul corpetto appena slacciato.

In secondo piano, l’equilibrio si inverte: a destra gli attempati Nicola e Antonio Abate sono assorti nella lettura, mentre a sinistra i martiri Sebastiano e Giorgio ricordano che la “passione” per Cristo non è senza spine, come la rosa che gli amanti si scambiano.

13

Pietà

Lorenzo Lotto

Pietà

Quest’opera vuol rappresentare sì la morte di Cristo e il dolore della Vergine, ma contiene un messaggio che va ben oltre la rappresentazione; quest’opera è una presa di posizione, è un manifesto, è un togliersi qualche sassolino dalla scarpa da parte dei domenicani nei confronti dei francescani.
Mi spiego meglio: secondo i francescani, Maria sotto la croce subiva una morte spirituale come la morte fisica di Cristo e così, da “tramortita”, veniva dipinta.
Per i domenicani invece, avendo Maria la prescienza della resurrezione del figlio, sopportava con composto stoicismo il dolore della morte apparente.
Ma non è finita qui; e se vi dicessi che per la prima volta, ad una rappresentazione sacra, viene legato il tema della chiromanzia?
Specifichiamo però che prima che la chiromanzia diventasse una pratica considerata dalla chiesa superstizione e sacrilega magia, la lettura della mano aveva una sua sacralità.
Osservate bene la mano sinistra di Maria e l’angioletto posto a destra, con le sopracciglia aggrottate, cosa sta facendo?
Sta leggendo la mano della Vergine, ne sta scrutando le linee, linee che noi vediamo nello scorcio.
La visione domenicana è qui, Maria è sede della sapienza e dunque preveggente.
A Lei non serviva leggersi la mano, ma a noi serve leggere la Sua, così come ci insegna l’angelo ed è proprio quest’ultimo che ci porta a notare la lunga linea della vita sulla mano della Vergine.

14

Pietà

Giovanni Bellini

Pietà

La minuziosità che il Bellini dedica ad ogni dettaglio è sbalorditiva, dai capelli di san Giovanni, dipinti uno ad uno, fino alla goccia di sangue sul braccio sinistro di Cristo che quasi possiamo vedere muoversi mentre risale fino al gomito.
Fate attenzione a non oltrepassare la balaustra dove il pugno di Cristo si infrange, proprio quella balaustra dove è posto il cartiglio e che quasi ci invita a non essere indiscreti e a non invadere il loro spazio.
Notate il cielo, infinito, contro il quale vengono poste le tre figure e ancora, il paesaggio, che vuol riportarci in una dimensione terrena, finita… ma non prendiamoci in giro.
Potrei chiedervi di prestare attenzione a qualsiasi altro dettaglio, ma so bene che il vostro sguardo non può far a meno di finire proprio lì, lì dove i due volti si incontrano e dove ogni altra cosa scompare nel nulla.
Non possiamo fare a meno di perderci nello sguardo di quella madre disperata che ancora non si è rassegnata e cerca invano un ultimo cenno di vita, un ultimo sospiro, anelato ma deluso.
Agli occhi di questa madre il figlio, ormai grande e meraviglioso, sarà sempre un bambino, sarà sempre quel bambino che teneva stretto in braccio, tra le sue mani che credeva sicure e che ora altro non posson fare che sorreggerlo, lì davanti a noi, per un’ultima volta.

15

Madonna col Bambino

Andrea Mantegna

Madonna col Bambino

Una tela così piccola, eppure così carica di simboli e significati.
Uno sfondo nero con la Vergine in primo piano che guarda verso un punto indefinito e il piccolo, che porta il braccio dietro al collo e la guancia su quella della madre, tiene lo sguardo verso il cielo.
Iniziamo portando la nostra attenzione sul velo che Maria ha sul capo, simbolo delle sue nozze con lo Spirito Santo, grazie al quale ha concepito il suo piccolo, ma non solo: il velo ha un legame molto stretto con la sacralità, infatti coprire la testa indica la propria volontà a non subire influenze esterne ed essere concentrati solo verso il divino.
Notate poi la mano posta dietro il bambino, quella che lo sorregge: la posizione delle tre dita della Vergine alludono alla trinità.
Spostiamoci verso il bambino ora, dove quel panno bianco che lo avvolge rievoca l’immagine del sudario che avvolgerà il corpo di Cristo dopo la sua morte, gettate uno sguardo sul quadro successivo e lo noterete subito.
Tra le labbra del bambino possiamo scorgere anche due piccoli dentini da latte; come il bambino perderà i dentini da latte versando qualche goccia di sangue, ottenendo così la nascita di denti nuovi e molto più forti, così accadrà anche con il suo corpo che dopo la morte sulla croce conoscerà una nuova vita, gloriosa e immortale.

16

Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti

Andrea Mantegna

Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti

Questa è probabilmente una delle opere più conosciute non solo del Mantegna, ma di tutta la storia dell’arte.
Schemi e regole che normano la prospettiva interessano ben poco al nostro artista, vuole che sia la dura realtà a prevalere su ogni altro elemento e quindi no, stavolta non si fanno sconti sull’immagine di Cristo, stavolta non c’è nessuna possibilità di resurrezione, c’è solo tanto dolore.
Possiamo quasi avvertire lungo la nostra schiena quanto sia fredda quella lastra su cui si poggia il cadavere martoriato di Cristo.
Ricordate la Pietà del Bellini vista poco fa?
Lì è presente una balaustra che ci invita a non superare un determinato limite e lasciare i personaggi tranquilli nel loro dolore; qui non serve nemmeno quella, dinanzi a questo Cristo di scorcio siamo noi a fare un passo indietro, l’umanità del Mantegna è tutta qui, dinanzi ai nostri occhi, ha aperto il suo cuore mostrando i suoi sentimenti, la sua umanità, cosa che non avrebbe neanche voluto fare in realtà.
È un’opera ad uso personale questa, è sempre stata nel suo studio… d’altronde, come avrebbe potuto lasciarlo andare?

0